Cinque miti da sfatare sull’igiene orale

Sull’igiene orale, spesso, se ne sente di ogni tipo: difficile orientarsi tra pubblicità, consigli dei medici e sentito dire. Ecco allora i cinque miti più comuni da sfatare, divisi per categoria: dallo spazzolino al collutorio. Per un’igiene orale finalmente corretta (e senza imbrogli!).

Spazzolino

Contrariamente a quanto si possa pensare, non è la pressione durante lo spazzolamento dei denti  ad essere efficace, ma è il massaggio che permette di rimuovere i batteri!
Di solito è l’operatore che decide quale tecnica di spazzolamento consigliare in base al tipo di gengiva (cioè al tipo parodontale) che ha il paziente. In genere non è consuetudine per buona parte delle persone pulire gli spazi tra dente e dente,  quindi  bisogna prestare più attenzione a queste zone più trascurate. In commercio esiste una vasta gamma di spazzolini che si differenziano per dimensioni, forma, durezza delle setole, lunghezza e disposizione dei ciuffi. Pur non esistendo un vero e proprio spazzolino “ideale”, vari studi rilevato la maggior efficacia di uno spazzolino manuale con testina corta, setole sintetiche e punte arrotondate. La testina piccola è funzionale perché può accedere a tutte le aree della bocca; le setole sintetiche (come il Nylon) sono la scelta migliore perché non assorbendo acqua, mantengono una durezza costante al contrario di quelle naturali (queste infatti perdono subito la consistenza originale , diventando morbide e quindi inefficaci nel rimuovere la placca). Inoltre le setole naturali a differenza di quelle sintetiche presentano cavità favorevoli alla colonizzazione di batteri e non hanno le punte arrotondate, quindi risultano più “traumatiche” per la gengiva.
Ovviamente più si usa lo spazzolino e più aumentano i segni di usura delle setole quindi si riduce la loro capacità pulente. Altri fattori da tenere in considerazione o che contribuiscono all’usura dello spazzolino sono: durata e frequenza dello spazzolamento, la forza applicata e la qualità della pasta dentifricia. Fattori questi che variano notevolmente da individuo a individuo e determinano la rapidità di usura dello spazzolino stesso.
Quando lo spazzolino perde la sua forma iniziale assumendo un aspetto deformato ed arruffato deve essere sostituito.
Comunque è buona regola non  usare lo stesso spazzolino per più di tre mesi, in quanto si è visto che in questo tempo le setole subiscono delle variazioni di conformazione che riducono la capacità di eliminazione della placca.

Tecnica di spazzolamento

No, il movimento da destra a sinistra non è quello corretto!
Esistono diverse tecniche di spazzolamento classificate in base al tipo di movimento eseguito con lo spazzolino. La cosa più importante è che il movimento che si esegue non vada a danneggiare denti e gengive.
Infatti uno spazzolamento scorretto può traumatizzare la gengiva provocando una recessione gengivale (cioè un abbassamento del livello della gengiva) nel caso in cui la manovra errata persista. Alla recessione poi può seguire l’abrasione del colletto (cioè si crea proprio un’area incavata sul dente nel punto di passaggio tra corona e radice) nel tempo da parte del dentifricio. Anche una forza eccessiva durante lo spazzolamento, soprattutto quando è orizzontale, può causare abrasioni dentali.

Quindi un eventuale danno a carico delle gengive e del tessuto duro dei denti può dipendere da: estremità delle setole, direzione dello spazzolamento, abrasività del dentifricio, forza eccessiva.
Un consiglio che possiamo dare è quello di usare inizialmente lo spazzolino asciutto senza dentifricio per far si che le setole possano svolgere meglio la loro azione di disgregazione batterica. Terminata questa prima fase, lo spazzolino verrà poi usato con il dentifricio.

La testina dello spazzolino va inclinata di 45 gradi verso il margine gengivale, il movimento corretto è sempre dalla gengiva verso il dente mai al contrario e mai in senso orizzontale. Poi sarà l’operatore a consigliare a seconda del “tipo” di gengiva se eseguire anche un leggero movimento rotatorio in modo da far penetrare le setole nel solco tra gengiva e dente. Questo va bene nei casi in cui ci sia una gengiva abbastanza “spessa”. Nei pazienti con gengive “sottili” (quindi predisposti alle recessioni gengivali) lo spazzolino va appoggiato sulla gengiva ed il movimento da eseguire è una rotazione verso la superficie occlusale dei denti. Per le superfici linguali dei denti anteriori, dove la forma dell’arcata può limitare la corretta posizione orizzontale dello spazzolino, è indicato posizionare lo spazzolino verticalmente.
Infine le superfici masticanti si puliscono effettuando uno spazzolamento orizzontale cioè muovendo lo spazzolino avanti ed indietro. Non tralasciare mai di spazzolare la lingua!
Lo spazzolino elettrico può essere una valida alternativa a quello manuale; è indicato nei pazienti con scarsa manualità, per quelli particolarmente pigri, per i portatori di handicap e per pazienti con apparecchio ortodontico fisso per i quali è un aiuto fondamentale. Il movimento corretto va sempre insegnato dall’operatore.

Dentifricio

No, il dentifricio non è fondamentale per pulire i denti! Ciò che fa la differenza è invece il movimento meccanico spiegato sopra.
In commercio esistono moltissimi tipi di dentifrici. In generale si può dire che dopo un accurato spazzolamento quotidiano eseguito con lo spazzolino asciutto è consigliabile l’uso del dentifricio per lucidare i denti, detergere, rinfrescare e deodorare la bocca.
Alcuni dentifrici contengono al loro interno dei principi attivi ad azione terapeutica e preventiva. Ad esempio nei dentifrici per bambini è contenuta una certa percentuale di fluoro, adeguata all’età ed indicata in ogni confezione in modo da poter sfruttare la capacità di questa sostanza per rinforzare lo smalto nei confronti degli attacchi acidi dei batteri e quindi della carie.
Ci sono poi dentifrici rinforzati di sostanze desensibilizzanti i quali hanno una discreta capacità di chiudere i “buchi” di accesso verso la polpa del dente (tubuli dentinali) limitando così la sensazione di dolre caratteristica di chi ha denti particolarmente sensibili o colletti esposti.
Poi ci sono dentifrici che contengono sostanze come i pirofosfati i quali possono ridurre la formazione del tartaro sopragengivale e possono essere usati da quei soggetti che hanno una saliva con pH alcalino, dove comunque la formazione del tartaro va sempre controllata con adeguate misure di igiene orale.

Strumenti interdentali

Gli spazi interdentali non possono essere raggiunti dallo spazzolino! Contrariamente a quello che magari fa pensare la pubblicità, non esiste alcuno spazzolino che sostituisca il filo interdentale.
Quindi per rimuovere la placca tra dente e dente si devono usare degli altri strumenti (per lo più filo e scovolino, piccolo spazzolino monociuffo) da scegliere in base alla larghezza degli spazi interdentali.
Il filo interdentale può essere cerato e non, allo stato attuale non sono state evidenziate differenze per quanto riguarda la capacità pulente dell’uno o dell’altro tipo. Si può dire che il filo cerato scivola meglio e quindi facilita la pulizia nei casi di spazi interdentali stretti o in presenza di denti affollati. Il filo va arrotolato attorno al dito medio di ciascuna mano, tenendo un breve tratto da una parte e il resto, più lungo, dall’altra. Durante l’uso si svolge il filo da un dito medio e si arrotola all’altro, in modo da fornire sempre filo pulito.

Il movimento prevede: introdurre piano il filo tra dente e dente, senza ledere la gengiva, si supera il punto di contatto, si raggiunge il margine della gengiva in prossimità della papilla e viene teso contro la superficie del dente a forma di “C”. Poi con movimento verticale si fa scorrere il filo dal margine della papilla fino al punto di contatto ripetendo il movimento alcune volte, finché il dente risulta pulito.
Senza estrarre il filo ci si sposta sulla superficie del dente adiacente facendo la stessa cosa.
Il filo può anche già essere predisposto su una forcella di plastica (far vedere), questo può risultare utile in pazienti con scarsa manualità o lo si consiglia nei casi in cui il genitore debba passare il filo nella bocca del proprio figlio, azione questa da fare fino all’ottavo anno di età.
Lo scovolino è indicato per pulire spazi  interdentali larghi. Ne esistono di varie forme e dimensioni e sarà l’operatore a consigliare quello adeguato al paziente. Il principio fondamentale è che lo scovolino riempia il più possibile gli spazi interdentali in modo da esercitare al meglio la sua azione. Il movimento da eseguire è di “va e vieni” sia dall’esterno verso l’interno che in direzione opposta.

Collutorio

Ebbene no, il colluttorio non è una “bomba” per l’igiene orale: al massimo può dare una mano. I collutori possono contenere al loro interno diverse sostanze per  un controllo della placca nei casi in cui la pulizia meccanica non sia possibile o sia difficile e/o inadeguata.
Va precisato quindi che il collutorio non sostituisce lo spazzolino, in quanto la rimozione meccanica della placca rimane il metodo più efficace.
Il collutorio va usato per esempio dopo un intervento chirurgico o una estrazione dentale quando l’uso dello spazzolino in tale zona risulterebbe traumatico e doloroso.
In questi casi si  consigliano collutori aggiunti di clorexidina sostanza che ha un ottimo effetto di inibizione della  placca, ma che per tempi prolungati può provocare pigmentazione delle superfici dentali e a volte alterazione del gusto; per cui vanno usati solo per il tempo consigliato dall’operatore. Esistono anche collutori aggiunti di fluoro che possono essere indicati in casi di bambini con particolare predisposizione alla carie o nei casi di soggetti con denti particolarmente sensibili.

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