Cos’è la carie della prima infanzia?
Si chiama ECC, Early Childhood Caries, ed è un acronimo tanto importante quanto poco conosciuto. La sua traduzione in italiano rende forse meglio l’idea: parliamo della “carie delle prima infanzia”, una manifestazione precoce della malattia cariosa che si sviluppa nei bambini di età inferiore ai 6 anni e, a volte, anche prima dei 2 anni. Sono gli zuccheri ad esserne i principali responsabili, assieme ad un altro insospettabile fattore: il biberon.
Come funziona la carie “da biberon”?
“Innanzitutto va sottolineato che si tratta di un fenomeno in aumento e strettamente legato alle abitudini dei genitori – spiega il dottor Alberto Becattelli – ma non nel senso che si eredita geneticamente. Mi riferisco al fatto che sono i genitori a preparare il biberon del bambino e, sostanzialmente, a decidere cosa andrà ad intaccare i suoi dentini. E’ bene quindi non ricercare in cause genetiche la facilità della formazione della carie così precocemente, bensì essere pienamente consapevoli del proprio ruolo come genitori. La patologia trova la sua motivazione principale nel prolungato consumo di zucchero, miele, bevande zuccherate e latte. Sostanze somministrate al bambino molto piccolo attraverso ciuccio o biberon. La prima conseguenza è la demineralizzazione dello smalto, che porta, se trascurata, anche alla completa eliminazione dei denti da latte”.
Quali sono le conseguenze per i bambini?
“Le conseguenze sono in realtà più importanti rispetto alla sola carie. Alcuni studi hanno dimostrato che i bambini affetti da ECC sono più esposti a insorgenza di dolore, emergenze odontoiatriche e persino infezioni ricorrenti. Questo soltanto dal punto di vista clinico. Se poi analizziamo il fenomeno nella sua complessità, altri studi hanno evidenziato che bambini molto piccoli, quando affetti da carie, iniziano a sviluppare una forma di paura del dentista particolarmente forte. Questo tipo di fobia è un problema che ci si porta dietro, purtroppo, anche da adulti. E che, ovviamente, condiziona in modo negativo la nostra vita. Sviluppare un rapporto sereno con l’ambiente medico, incluso quello odontoiatrico, è importante fin da piccoli”.
Cosa si può fare per combattere la carie dell’infanzia?
“Prevenire è sempre la risposta. Le conseguenza dell patologia non vanno sottovalutate e va quindi adottato un atteggiamento che diventi poi un habitus vero e proprio: limitare lo zucchero, insegnare una corretta igiene orale. La routine ideale prevede le seguenti norme:
- mantenere l’igiene del bambino facendo scorrere sulle superfici dentarie, dopo ogni pasto, una garza imbevuta di acqua su cui è stato messo un po’ di dentifricio al fluoro
- quando sono comparsi i primi dentini, iniziare a pulirli quotidianamente con uno spazzolino con setole morbide e dentifricio con fluoro 500 ppm
- non somministrare al bambino zucchero o miele con il ciuccio o con il biberon
- evitare succhi, tè confezionati e altre bevande zuccherate
- non imboccare il bambino con la stessa posata che ha usato il genitore: i batteri della bocca del genitore passerebbero infatti in quella del bimbo
- limitare le poppate di notte, quando sono meno attivi i meccanismi di autodetersione
- sottoporre il bambino a controlli trimestrali
Per ridurre l’impatto clinico di questa patologia, è comunque sempre consigliato affidarsi ad uno specialista, meglio ancora se formato in pedodonzia e presso uno studio che dedica particolare attenzione ai pazienti più piccoli”.
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